(Per gentile concessione della rivista “Si Alla Vita”)
Il Messaggio che il Consiglio Permanente della CEI ha diffuso in occasione della prossima Giornata Nazionale per la Vita porta il titolo La morte non è mai una soluzione e propone una disamina chiara e illuminata delle situazioni concrete, storiche, di vita quotidiana – personale e sociale – che inducono oggi più che mai a esaltare le scelte di morte come scelte utili, opportune, economicamente vantaggiose, addirittura doverose. Con grande senso di realtà, anche di cruda realtà, nel Messaggio si esplicitano concrete situazioni di sofferenza, dolore, smarrimento, paura per le quali la scelta di “dare o darsi la morte” parrebbe essere la soluzione più efficace e, in ultima istanza, l’unica soluzione possibile. Da qui la domanda che ognuno personalmente e la comunità civile nel suo insieme devono porsi: «Siamo sicuri che uccidere è LA SOLUZIONE?». Aborto, eutanasia, suicidio medicalmente assistito, violenza intrafamiliare, suicidio volontario, selezione eugenetica ed eutanasia perinatale, abbandono di profughi bisognosi di tutto, la follia della guerra possono essere invocati e scelti per risolvere problemi personali e sociali? È la drammatica domanda che i Vescovi italiani pongono a ogni cittadino, credente e non credente, perché richiede una risposta che attinge a quel valore umano che tutti ci accomuna e che trova le sue radici più profonde nell’umanesimo iscritto nel cuore stesso della nostra natura: il valore della vita. Se si nega la vita, l’uomo non è; se si uccide la vita, l’umanità scompare; se si accetta l’idea che esistono vite “indegne di essere vissute” – con criteri di “qualità” che è la cultura del potere a stabilire – è la stessa civiltà di un popolo a sprofondare nella barbarie dell’eliminazione del più debole. È questa la “cultura dello scarto” che tante volte Papa Francesco ha evocato e decisamente condannato, ma la vita, qualunque vita, non è mai inutile e non è mai uno scarto di cui liberarsi.
Ogni bimbo eliminato nel grembo materno, ogni disabile o anziano spinto verso l’eutanasia, ogni profugo abbandonato al suo tragico destino, ogni mamma cui è negata la possibilità concreta di scegliere la vita del suo bimbo, ogni giovane o adolescente con tanti problemi e confusione, ingannato con il “paradiso” della droga, ogni donna abbandonata nelle spire della violenza e dello sfruttamento – anche se non ce ne accorgiamo – è un passo verso il baratro della morte della convivenza civile. Come ammonisce il Messaggio: «Così, poco a poco, la cultura della morte si diffonde e ci contagia».
L’appello dei Vescovi
La Giornata Nazionale è, dunque, una forte occasione per denunciare e condannare le tante violazioni del diritto alla vita, ma non possiamo e non dobbiamo fermarci qui; anzi va seriamente raccolta la provocazione dei nostri Vescovi: «Forse è perché abbiamo perduto la capacità di comprendere e fronteggiare il limite e il dolore che abitano l’esistenza, che crediamo di porvi rimedio attraverso la morte?».
Proprio da qui deve partire una vera e propria “rifondazione” della cultura della vita che comprende gioie e dolori, felicità e sofferenze, entusiasmi e fallimenti, vittorie e sconfitte, trionfi e delusioni, sorrisi e lacrime: tutto ha un senso, perché tutto ciò è vita ed è la perdita di senso che fa invocare la morte. Da qui l’appello finale a «promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse … seminare bene, gioia e speranza anche quando si è circondati da ombre di morte».
Appello molto chiaro e concreto che dobbiamo accogliere con grande soddisfazione e con la volontà di dare pieno adempimento a questa missione in favore della vita. Questo messaggio infonde nuovo coraggio e passione e sono già numerose le iniziative in atto, sia a livello nazionale che locale, a cominciare da due appuntamenti pubblici molto importanti: il 25 marzo, in occasione della Festa dell’Annunciazione del Signore, la giornata dedicata al Festival della Vita Nascente e il 20 maggio la Manifestazione per la Vita, a Roma, con una marcia festosa per celebrare la bellezza della vita e il fermo contrasto alla “cultura della morte”.
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