Non è retorica accogliere quest’anno l’8 marzo con uno spirito diverso: quale donna avrà voglia di ritrovare lo spirito goliardico della Giornata della Mimosa?
La tragedia della guerra, dopo il distanziamento pandemico, ci fa discutere e ci rattrista.
Ma oggi più che mai torna prepotente l’idea che sulla divisione dei ruoli tra uomini e donne, quando entrambi sono impegnati nella genitorialità, ci sia poco da innovare.
Le file interminabili di mamme ucraine con tanti piccoli al seguito, in fuga dalle bombe, mentre gli uomini corrono a combattere per la Patria, ci riportano alla realtà.
Poco è cambiato rispetto al dopoguerra del secolo scorso, nonostante le lotte per la Parità, la corsa cieca all’insegna delle Pari Opportunità.
Abbiamo pagato un prezzo salato per ottenere poco o niente.
L’omologazione al maschile, ai suoi riferimenti valoriali, ai modelli economici che la Storia ci ha passato fanno emergere il fallimento delle nostre aspettative. Ci ritroviamo al fronte, a fare i reportage di guerra.
Mi chiedo: quale madre vorrebbe il proprio figlio in guerra? Quale parità ci soddisfa nella cronaca di guerra?
Il mondo non cambia, è ancora saldamente in mano all’altra metà del genere umano.
Da anni noi di EUDONNA for World Women’s Wind siamo convinte che l’emancipazione femminile sarà compiuta quando si sarà consolidato quello spirito di appartenenza che le donne, anzi le MADRI TUTTE, sapranno far valere per diventare protagoniste di un cambio di rotta nella Storia umana.
La Storia è purtroppo ancora scritta dalle guerre. Celebriamo questo 8 marzo dunque, ma con la consapevolezza di aver fallito!
FEMMINISTE lo siamo tutte: ogni donna che abbia raggiunto un livello intellettuale sufficiente sa che NATURA, PACE, VITA sono le coordinate vincenti su cui volevamo riparametrare ogni rivendicazione.
Essere AUTENTICAMENTE femministe significa promuovere una inversione del pensiero femminile. Una svolta epocale che ci impegnerà finalmente TUTTE, lontane dagli schieramenti ideologici ereditati dal passato, nella ricerca di nuovi paradigmi di vita, di coppia, di società.
Dopo il fallimento della parità ci attende una nuova sfida.
Dobbiamo volerlo fortemente. Dobbiamo trovarci pronte ad elaborare modelli nuovi, potentemente a misura di donna e di MADRE: un mondo parallelo, sostenuto dai numeri della nostra maggioranza antropologica, da costruire coraggiosamente su nuove sfide perché il sentire diverso delle DONNE, le peculiarità preziose del “Femminile originario” emergano dall’indistinto, dalla confusione.
Prima che l’aberrazione della “mescolanza”, così cara al gender, ci faccia perdere l’ennesimo treno.
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