Questa domanda offre l’occasione per fare una riflessione fondamentale.
Non c’è mai “più nulla da fare”. Se la malattia, se la condizione patologica ad un certo punto diviene inguaribile – fa pare del corso della vita affrontare momenti difficili, non si può pensare di esserne indenni – il malato, l’essere umano, cioè la PERSONA E’ SEMPRE CURABILE.
Nello stesso modo in cui si accudisce un neonato perché non è in grado di svolgere le funzioni autonomamente, quindi lo si nutre, lo si pulisce, lo si cambia, gli si fa fare il ruttino, gli si fanno le manovre per cercare di attenuare le colichette, ecc… anche alla persona non più autonoma si ha il dovere civico, ma prima ancora morale, di offrire la medesima CURA: lo si nutre, gli si sta vicino, lo si disseta, lo si fa respirare il meglio possibile, lo si cambia, lo si lava, lo si aiuta a deglutire, ecc… Ecco che mettere in atto tutte queste procedure affiancate dalla vicinanza, dall’affetto dei familiari, dal sostegno spirituale, psicologico, nonché da una assistenza infermieristica e medica, fanno sì che la PERSONA malata sia tutelata e venga garantita la DIGNITA’ che si deve alla sua VITA, come quella di chiunque, in quanto bene indisponibile e incommensurabile.
Compito delle Istituzioni, dello Stato, delle Regioni e dei Comuni è quello di tutelare tale DIRITTO costituzionalmente garantito, in particolar modo verso i propri cittadini più fragili e deboli.
Non è un caso se le CURE palliative hanno questa denominazione.
Se ti piace questo articolo lo puoi condividere!
Altre persone potrebbero trovarlo utile.