APPRENDI LA GRATITUDINE.

Figli e nipoti, rendono semplicemente il bene per il bene ricevuto. Per questo non è possibile delegare ad altri questo obbligo.

di Gian Paolo Conter

specialista in Gerontologia e Geriatria, Palliativista e Bioeticista ( master in Boetica Università Cattolica del Sacro Cuore 2003; master in Bioetica Università degli Studi di Padova 2004)

1 Ottobre 2022

1 ottobre: giornata internazionale delle persone anziane.

Questo è l’invito che mi sento di fare per il giorno dedicato alla Festa dei Nonni. La riconoscenza ci apre alla gratitudine verso coloro che ci hanno fatto del bene. E qual è il bene più grande che ci è capitato nella nostra storia personale se non la vita stessa che ci hanno tramesso i genitori, i nonni e, andando indietro, i nostri avi?

Negli incontri con tanti “ nonni e nonne” durante le mie visite domiciliari a pazienti anziani affetti da pluripatologie e spesso non autosufficienti a causa della perdita delle autonomie personali, sono stato testimone del tempo prezioso loro offerto dai figli e anche dai nipoti sia per far loro assistenza o solo per far loro compagnia.

Secondo il Talmud, testo sacro dell’ebraismo, l’uomo che vede invecchiare i genitori dice, talvolta: “Se mi occupo di loro, perdo del tempo da dedicare a me. Quando potrò vivere per me? Onorare i genitori non è tempo perso?” Il Talmud dà questa bella risposta: “Il tempo donato per occuparti dei genitori e per osservare questo comando ti sarà reso integralmente”. Agendo così investi nel tempo, che è esattamente il tempo della promessa contenuta nel IV Comandamento: “…perché si prolunghino i tuoi giorni sopra la terra che Dio ti dà”. Esiste un rapporto stretto tra l’essere nel tempo e l’etica.

Stare nel tempo, nel divenire e prolungare i propri giorni implica la capacità di essere responsabili, di occuparsi dell’altro, in particolare nel tempo della sua vecchiaia. Il tempo è eminentemente etico, ossia rivolto, teso verso un senso da dare al futuro altrui. Si potrebbe riassumere così: imparare ad offrire del tempo all’altro, senza neppure aspettare la sua vecchiaia. Spesso è così facile offrire oggetti inutili a chi li riceve.

Ma il tempo? Arriviamo ad un elemento fondamentale: ”Amare significa donare ciò che non si ha”. Cosa non abbiamo, cosa non è nostro: il tempo! Non diciamo spesso, quando siamo richiesti: ”Non ho tempo!” È vero: non abbiamo mai tempo, presi dalla nostra frenesia del fare. Ecco allora quello di cui sono stato testimone, come geriatra, girando nelle case della nostra provincia, visitando famiglie che accudiscono ogni giorno i propri vecchi.

Figli e nipoti, che rendono semplicemente il bene per il bene ricevuto. La benedizione “Dio è con voi” passa attraverso l’onore e il rispetto, non solo dei genitori e dei nonni, ma della vecchiaia degli stessi. Per questo non è possibile delegare ad altri questo obbligo; bisogna compierlo personalmente e dunque donare il proprio tempo. Solo così si apprende la gratitudine.

@Riproduzione riservata

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