Caro Achille Lauro,
non so come sia la tua musica, non so nemmeno se sei bravo. So solo che anziché puntare sul talento, sulla bravura canora, ti sei buttato già da tempo sulla comunicazione. Lord Byron diceva dei suoi eroi: “può esser amato o odiato, ma non ignorato”.
Forse cerchi questo: non esser ignorato. In fondo presumo che tu abbia esperti di comunicazione che ti aiutano a cercare questa ribalta. Persone che pagherai anche tanto e che insieme a te siedono ad un tavolo per sfoderare il colpo da maestro. Quello che buca lo schermo, che fa parlare la gente, bene o male non importa, l’ho scritto sopra.
Beh, allora, permettimi una domanda: tutto qua?
Sei così banale da voler vincere facile? Perché, diciamocelo, sfottere Gesù, sfottere il battesimo, non è un atto di coraggio, e non è nemmeno una grande invenzione.
Sai perché?
Perché oggi offendere il cristianesimo richiede poca fantasia: lo fanno in tanti, anzi, quasi tutti. Quindi, se devo dare un voto alla tua fantasia, direi due meno meno, sulla fiducia.
Ma poi, credimi, di coraggio ne hai ancor meno. Perché oggi, se parli male della Chiesa, se la irridi, sei solo uno che non ha il coraggio di andare controcorrente, sei solo uno che si adegua alla massa. Cerchi consensi facili, superficiali, di persone che sorridono, ma non sanno ridere né piangere.
Oggi stai irridendo chi non è intoccabile. Gli intoccabili sono altri, e li trovi nella bibbia del politicamente corretto.
Prova a offendere loro. Provaci, se hai il coraggio.
O forse non ne hai?
Oggi parlano tutti di te. E quel che hai fatto giunge alle orecchie e agli occhi di uno come me, che non ha mai sentito una nota delle tue canzoni.
Ora ti aspetti che io dica: “non le ascolterò”. Ti aspetti una reazione arrabbiata.
No, non è il caso. Non mi fai arrabbiare. Mi fai però un pochino tristezza.
Perché quella tua performance è per me solo un messaggio, amaro: tu stai gridando al mondo che il primo a pensare di valer poco come cantante, sei tu.
Dovresti imparare a volerti bene.
Credimi, quello, anzi Quello che prendi in giro te ne vuole. E anche tanto.
di Federico Vincenzi, Family DAY
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