Perché i bimbi sorridono quando vengono lanciati in aria dal papà? Perché i bambini appena riescono a camminare amano andare a giocare con papà? Perché i figli piccoli, maschi e femmine, preferiscono il gioco fisico e chiassoso di papà? Perché si ha fiducia maggiore con la presenza del padre nei giochi imprevedibili e rischiosi, come le nostre prime pedalate in bicicletta? Perché i figli preferiscono ascoltare le filastrocche e/o le canzoncine recitate dal papà che ne modifica i versi rispetto alla versione corretta della mamma? Perché i bambini in gruppo alla voce del padre riducono il chiasso? Perché i bambini che da piccoli fanno giochi vivaci e irruenti col loro padre una volta raggiunta l’adolescenza sono più sicuri di sé? Perché le bambine amano di più giocare col papà? Perché le ragazzine ricordano con più soddisfazione i complimenti ricevuti dal proprio padre? Perché le ragazze cercano di intravedere, nel ragazzo con cui escono, le caratteristiche del proprio padre?
Il desiderio del padre verso il figlio e del figlio verso il padre è come la forza nascosta di una calamita che attira i due l’uno verso l’altro anche a loro insaputa. Questo desiderio è una cosa bellissima che testimoniano costantemente sia i ragazzini che i loro papà durante i percorsi Noi uomini: papà e figlio, che si svolgono per affrontare insieme, papà e figli preadolescenti, temi oggi tornati tabù quali sessualità e affettività. C’è questo desiderio, nel profondo dell’animo umano, che è in uscita, infatti de-siderare significa tendere, andare verso le stelle, viaggiare oltre, cioè verso un qualche cosa di più, che ci oltrepassa.
Fare spazio a questa tendenza presente nell’intimo, a questa spinta in uscita, per ogni uomo è un grosso passo, un cammino. È urgente risvegliare in noi questa coscienza, con le domande di padri che cercano i figli e di figli che cercano i padri e di uomini che cercano di imparare a vivere per qualcuno, per vederlo crescere e per gioire d’aver saputo amare il figlio: amare il segreto del figlio, desiderare il desiderio del figlio. Ma da dove nasce questo anelito, questa spinta che è impossibile fermare perché è come la forza insopprimibile dei conati che proviene da dentro, dal profondo? Nasce dall’interno dell’animo umano. Quindi il desiderio rende la vita generativa perché è in se stesso diffusivo. Questo fuoco, questa passione é difficile da descrivere perché può essere sentita più che compresa: da un suono, da un profumo, da un calore a un’esperienza e poi a un significato. Questo desiderio viene sentito dal cuore umano come una spinta, una tensione.
Il desiderio è un soffio, una forza, un fuoco che decide la crescita e che caratterizza ogni individuo, e lo caratterizza come femmina, come maschio, come membro di una coppia e come genitore. Nell’uomo il desiderio si attualizza con l’innamoramento; un modo di innamoramento è quello del padre per il figlio: consiste nella passione di trasmettere il fuoco per la vita che ci pervade. Il fuoco per la vita è espresso bene nel dialogo tra padre e figlio, tratto dal romanzo La Strada di Cormac McCarthy: “Ce la caveremo, vero, papà? Sì. Ce la caveremo. E non ci succederà niente di male. Esatto. Perché noi portiamo il fuoco. Sì. Perché noi portiamo il fuoco”*. Il romanzo ci immerge in un cosmo distrutto dove ogni principio etico è violato e racconta la strada percorsa da un padre insieme a suo figlio in un mondo in cui la maggior parte delle persone sembra aver abbandonato ogni parvenza di moralità arrivando a cosificare a tal punto il proprio simile da mangiarlo.
Questo fuoco per la vita è una verità interiore che decide il comportamento: non trattare le persone come qualcosa da consumare. Il dialogo continua: “Ma comunque non mangeremmo le persone. No, non le mangeremmo. Per niente al mondo. No. Per niente al mondo. Perché noi siamo buoni. Sì. E portiamo il fuoco. E portiamo il fuoco. Sì”*. Questo fuoco, questa spinta interiore, questa passione per la vita è così vera che è indistruttibile, non può scomparire con la morte, può invece essere tramandata, infatti appena prima della morte del padre McCarthy fa così parlare i due protagonisti: “Voglio restare con te. Non puoi. Ti prego. Non puoi. Devi portare il fuoco. Non so come si fa. Sì che lo sai. Ѐ vero? Il fuoco, intendo.
Sì che è vero. E dove sta? Io non lo so dove sta. Sì che lo sai. Ѐ dentro di te. Da sempre. Io lo vedo”*. Ci sono delle verità profonde nell’uomo, ci sono dei codici paterni che magari uno non sa neppure di avere, ma sono presenti, infatti si manifestano con comportamenti, con fatti, mediante determinate posture, attraverso sguardi, o per meglio dire con modalità attraverso cui indirizziamo lo sguardo. Bisogna essere coscienti di possedere queste verità: dalla consapevolezza del significato di queste verità, di queste identità maschili, scaturisce il benessere maschile.
Non basta che queste verità, questi codici siano presenti nell’animo umano, ma bisogna sapere che ci siano, bisogna proprio che l’uomo li conosca, ne sia consapevole. Se il maschio porta alla mente queste verità è facile che si accenda la passione per la vita con il desiderio di amare e di donarsi alla moglie, ai figli e alle persone che si incontrano nel cammino della vita.
*[cit. Cormac McCarthy, La Strada, ed. Einaudi, Torino 2010]
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