IO NON UCCIDO: né accanimento, né eutanasia

COMITATO “FAMIGLIE PER IL ‘NO’ ALL’OMICIDIO DEL CONSENZIENTE”
AGISCI ADESSO

SI’ ALLA CULTURA DELLA VITA
NO ALLA CULTURA DELLO SCARTO

Il Comitato ha come finalità primaria quella di promuovere la cultura in favore della vita soprattutto quella più fragile, in ogni sua fase, e di valorizzare un movimento di opinione che considera barbarie ogni gesto eutanasico o di aiuto al suicidio.

Nato in vista del referendum promosso da associazioni e partiti per l’abrogazione dell’art. 579 c.c. (omicidio del consenziente), continua il proprio impegno nel contrasto del ddl Bazoli – Provenza e di qualsiasi altro disegno di legge, violando il principio della indisponibilità della vita umana, offra come risposta alla sofferenza la sopressione del sofferente.

EUTANASIA: VITE DA SCARTARE?

Gandolfini al convegno delle organizzazioni pro-life a Roma

grati al Papa per le sue parole contro l’eutanasia, saremo il suo braccio operativo nella società e nella cultura di oggi.

OGNI VITA VALE

Uccidere una persona, perché la stessa lo chiede, è un assurdo sociale, che viola la base stessa della convivenza civile. Il “colpo di grazia” si dava al condannato a morte, agonizzante a causa dell’imperizia del plotone di esecuzione, ma è impensabile darlo a chi, pur sofferente, vive. Vive e chiede aiuto, chiede “compassione” – nel senso etimologico del termine, cioè “patire insieme”, non essere lasciato solo – anche quando la umana disperazione ci può spingere fino a chiedere di morire.

Codice di Deontologia Medica (2016):

Art. 3 “Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo della sofferenza..”
Art. 16 NO all’accanimento terapeutico
Art. 17 «Il medico, anche su richiesta del paziente, non deve effettuare né favorire atti finalizzati a provocarne la morte»
nessuna vita è indegna di essere vissuta; nessuna vita è degna della morte inflitta e provocata; nessuna vita è uno “scarto” di cui liberarsi.

AIUTIAMO LA VITA, NON LA MORTE

La famosa “terza via” – come la chiamò Cicely Saunders, fondatrice degli “hospice” – fra i due inaccettabili estremi dell’eutanasia e dell’accanimento terapeutico, rappresentata dalla medicina palliativa, rimane una bella parola di cui riempirsi la bocca (perfino i fautori dell’eutanasia la citano, ma non sanno per nulla di che cosa si tratta!) senza fare neppure un passo per dare compimento alla legge 38/2010 , che può realmente dare risposta alla disperazione della persona sofferente, che si trova così quasi costretta ad invocare la morte.

L'eutanasia è contagiosa

Basta poco per passare dal DIRITTO al DOVERE di morire. lo mostra chiaramente il percorso dell’Olanda:

in Olanda:
nel 2001 : depenalizzazione dell’eutanasia
nel 2002 : legalizzazione (12 casi)
nel 2004 : eutanasia a minori di 14 anni (Gröningen) “vittime di malattie incurabili che provocano sofferenze fisiche o psichiche intollerabili”.
nel 2020 : 6938 casi, di cui 4480 oncologici «L’eutanasia è contagiosa. Una volta che è sul menù, la gente la ordina» (Bert Keizer, fondatore Expertise Centrum di Amsterdam)
dal 2021 : è in discussione una legge sulla «Vita completata»: accesso all’eutanasia per over-75 perfettamente sani.

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Per una “cultura di vita” bisogna Rinnovare l’impegno a non rassegnarci ai ‘luoghi’ divenuti ‘comuni’: si può realizzare vera solidarietà con chi soffre, ad ogni livello, dall’emarginato al malato gravissimo.

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