“Mario è stato ucciso con iniezione letale, un disabile stabilizzato, lontano da uno stato terminale e che viveva senza ausili meccanici, ha scelto la morte. Si tratta di una sconfitta per tutto il sistema socio-sanitario italiano che invece che curare e farsi prossimo alle persone fragili e disabili sceglie la strada dello scarto. La sentenza della Consulta del 2019 che ha stabilito delle condizioni molto generiche – come la sofferenza e l’irreversibilità della patologia – per depenalizzare l’aiuto al suicidio apre una deriva mortifera, che in altri Paesi del mondo ha portato ad un rapido abbandono terapeutico di anziani, disabili e malati. Di fatto l’Italia rientra oggi nel ristretto club delle nazioni che consentono il suicidio assistito e l’eutanasia attiva. Presto, come è successo altrove, accederanno a queste pratiche anche depressi e malati psichici e nel giro di poco tempo le persone eliminate saranno migliaia ogni anno, con grande soddisfazione per le casse dello Stato” commenta Massimo Gandolfini, neurochirurgo e leader del Family Day.
“Come medico e presidente del Family Day ritengo irricevibile che il suicidio di Stato venga introdotto per via giudiziaria e che ancora oggi il sistema sanitario non riesca a garantire le cure palliative a tutti i malati cronici. La dignità non sta nell’aiutare una persona vulnerabile a suicidarsi ma nel garantirgli sostegno, prossimità e cure. Un faro in questa direzione ci viene offerto dalla lettera “Samaritanus Bonus”, recentemente pubblicata dalla Chiesa cattolica, che ribadisce che inguaribile non è mai sinonimo di incurabile e che tutti hanno diritto ad essere accolti, curati e circondati di affetto”, prosegue il presidente del Family Day.
“Il documento mette l’accento su quella insidiosa cultura dello scarto e dell’individualismo, da sempre stigmatizzata nel magistero di Papa Francesco, che conduce al concetto utilitaristico di vita degna di essere vissuta. Per noi uno stimolo a proseguire la nostra azione in favore della vita”, conclude Gandolfini.
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