“Il primario interesse di ogni bambino è quello di non essere oggetto di mercimonio e di non venire strappato dalle braccia della madre pochi secondi dopo la nascita perché così è stato stabilito da un contratto che sfrutta giovani donne povere. Per questo motivo chiediamo alle autorità italiane ed europee di respingere il pronunciamento con il quale la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) ha condannato la Danimarca a riconoscere l’adozione di bambini ottenuti tramite utero in affitto alla madre committente. La decisione della CEDU è sconcertante e pericolosa perché apre alla pratica dell’utero in affitto in nome di un presunto interesse superiore del minore. Riteniamo invece che l’ordinamento danese che vieta il riconoscimento della genitorialità alle persone che fruiscono della maternità surrogata sia uno strumento sacrosanto per disincentivare un traffico di corpi e vite fatto sulla pelle dei più deboli; infatti nel caso di questo pronunciamento si tratta di bambini ottenuti da una donna ucraina”, così il presidente del Family Day Massimo Gandolfini.
“In Italia la legge 40 condanna come un reato penale l’utero in affitto e nella stragrande maggioranza dei Paesi del mondo la pratica è vietata ma questo barbaro mercimonio non sarà mai del tutto fermato finché non sarà riconosciuto come un reato perseguibile a livello internazionale. Per questo motivo chiediamo al Parlamento italiano di riprendere il percorso del disegno di legge Meloni-Carfagna che offre gli strumenti giudiziari più adeguati per perseguire chi organizza e sfrutta la compravendita di bambini e del corpo delle donne”, conclude Gandolfini.
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