“Dire che siamo allibiti è un eufemismo: il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato con votazione segreta una mozione che chiede l’impegno del presidente della Giunta a delegare un esponente della regione a partecipare al Milano Pride 2022 indossando la fascia istituzionale. Ma le forze di quella maggioranza in cui alcuni consiglieri hanno a suo tempo chiesto il sostegno del Family Day in campagna elettorale, impegnandosi con l’adesione al nostro manifesto hanno mai letto le rivendicazioni del pride? Lo sanno che il pride chiede a gran voce l’approvazione del liberticida ddl Zan – che fra le altre cose introduce il gender nelle scuole – bocciato in parlamento da Fdi, Lega e Forza Italia?
Lo sanno che il pride chiede l’eterologa per tutti (compresi single e coppie gay) dichiarata illegale dalla legge 40 e che di fatto cancella la figura del padre? E soprattutto lo sanno che i pride nei loro manifesti rivendicano anche la legalizzazione dell’utero in affitto, abominevole pratica che mercifica donne e bambini (anche se per indorare la pillola nei manifesti dei pride viene chiamata gestazione per altri)? Si sono forse distratti e non si sono resi conto che nelle sfilate dei pride la richiesta (giusta) di rispetto per ogni persona è accompagnata da blasfemie e oscenità che stanno all’estremo opposto del rispetto reciproco? Che sia un voto consapevole o un sostegno dato con leggerezza senza informarsi, i membri del Consiglio regionale hanno comunque dato una pessima prova della loro coerenza di amministratori pubblici. Non ha alcuna giustificazione avere posizioni ondivaghe su questioni cosi dirimenti per il futuro della nostra società”, afferma il leader del Family Day Massimo Gandolfini in riferimento al provvedimento della Regione Lombardia che prevede anche l’illuminazione del Pirellone con i colori arcobaleno.
“Serve subito un chiarimento nella maggioranza, anche con l’intervento dei rispettivi leader nazionali che nel Parlamento portano avanti battaglie di segno opposto per garantire la libertà educativa e di espressione e i diritti dei bambini ad avere un padre e una madre e a non essere oggetto di una compravendita. Ribadiamo che negare il sostegno a controverse manifestazioni, in cui si rivendicano pratiche illegali in Italia, non significa mancare di rispetto o alimentare eventuali discriminazioni nei confronti degli omosessuali ma semplicemente non condividere la base programmatica di quelle realtà associative che organizzano i pride” conclude Gandolfini.
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