“Esprimo a nome del Family Day piena solidarietà nei confronti dell’avvocato Simone Pillon che è stato apostrofato come un “mascalzone” dal deputato dem e attivista lgbt Alessandro Zan, durante la trasmissione televisiva L’aria che tira, per il solo motivo di aver detto la semplice verità riguardo alla pratica abominevole dell’utero in affitto, ovvero che rende le donne dei contenitori e i bambini della merce. Dobbiamo prendere atto che gli insulti e i cosiddetti messaggi d’odio sono considerati tali solo se rivolti ad una determinata parte del pensiero politico-etico-sociale, mentre ai progressisti del post-umanesimo è consentita ogni forma di intolleranza e maleducazione” commenta il leader del Family Day, Massimo Gandolfini.
“Anche se non ci sarebbe bisogno di ribadire l’ovvio, mi trovo costretto ad evidenziare nuovamente da medico neuro-psichiatra che l’utero in affitto non solo mette a repentaglio la vita delle gestanti e della venditrici di ovuli – che sono sempre due persone diverse proprio per limitare eventuali rivendicazioni di maternità – che vengono bombate di ormoni e di medicinali e costrette a firmare contratti capestro, ma soprattutto lede la dignità del bambino che viene acquistato come merce e strappato dal seno materno a pochi minuti dalla nascita al fine di evitare legami con la figura materna, che in realtà si sono già creati durante i nove mesi di gravidanza. Per questo motivo rivolgiamo il nostro plauso alla maggioranza di governo che in Commissione Giustizia della Camera ha deciso di calendarizzare alcuni Pdl tesi a rendere la maternità surrogata un reato universale. Poter perseguire l’utero in affitto in tutto il mondo è una richiesta che viene anche da molti ambienti del femminismo di tutti i Paesi occidentali, non si tratta di una battaglia politica o ideologica ma di una legge di civiltà che tutelerebbe il diritto naturale a non essere oggetto di mercimonio fin dal momento del concepimento” conclude Gandolfini.
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