Il vero diritto del malato è la cura, non l’eutanasia

Se dovessimo considerare “terminale” ogni paziente che può avere un’aspettativa di vita di trent’anni e più, ognuno di noi – superati i 60 anni – può considerarsi tale!

di Massimo Gandolfini

Nasce a Roma il 31 agosto del 1951 Nel 1977 consegue la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano con il massimo dei voti e lode. Nel 1981 si specializza in Neurochirurgia, sempre a Milano, e nel 1991 in Psichiatria, presso l’Università Statale di Brescia. Dal 1997 dirige il Dipartimento di Neurochirurgia-Neurologia di un ospedale bresciano. Fa parte del Cammino Neocatecumenale. Padre di 7 figli adottati. Presidente dell’Associazione Family DAY.

5 Agosto 2023

Pubblichiamo per gentile concessione del quotidiano “La Verità”

“Gloria”, signora veneta di 78 anni, malata di cancro da 34 anni, è riuscita ad evitare una morte tra atroci sofferenze, senza dover affrontare un viaggio in Svizzera … E’ un precedente di portata straordinaria, in particolare per i pazienti oncologici …”: è il macabro comunicato con cui l’Associazione Luca Coscioni, a firma di Marco Cappato, festeggia il tragico evento di un suicidio medicalmente assistito, compiutosi nel Veneto. Il tutto sembrerebbe essere stato reso possibile dalla sentenza 242/19 della Corte Costituzionale che ha di fatto aperto la strada verso l’eutanasia, ponendo delle limitazioni che, nel caso in questione, sono state “ideologicamente” manipolate. Innanzitutto, si tratta di una paziente oncologica che combatte contro la malattia, possiamo dire con successo, considerato che è da 34 anni che conduce quotidianamente la sua vita.

Se dovessimo considerare “terminale” ogni paziente che può avere un’aspettativa di vita di trent’anni e più, ognuno di noi – superati i 60 anni – può considerarsi tale! Al di là della battuta, tutti i diabetici, i cardiopatici, i parkinsoniani, i broncopneumopatici … la lista si farebbe sempre più lunga, alla luce dei successi della medicina moderna – dovrebbero essere considerati e trattati come “pazienti terminali”. Non a caso nei Paesi Bassi è in discussione una legge, denominata della “vita compiuta”, per la quale chiunque, compiuti i 70 anni, senza nessuna motivazione di natura clinica, anche in piena salute, più chiedere di essere sottoposto a morte medicalmente assistita (eutanasia), trattandosi di un “diritto civile”. L’Olanda ha legalizzato l’eutanasia per malati di cancro in fase terminale nel 2004 e oggi, a meno di venti anni, spalanca le porte al “diritto di morire”. La facciata è il diritto di assoluta autodeterminazione, dietro le quinte vanno a braccetto interessi ideologico-sociali ed economici che della persona, dell’uomo, della vita hanno il più assoluto e totale disinteresse. E’ la “cultura dello scarto” che Papa Francesco ha nuovamente condannato nel discorso in preparazione della GMG di Lisbona: “Penso a tante leggi sofisticate sull’eutanasia.

Penso a tanti bambini non nati e anziani abbandonati … Verrebbe da dire verso dove navigate, Europa e Occidente, con lo scarto dei vecchi, i muri col filo spinato, le stragi in mare e le culle vuote. Dove andate se di fronte al male di vivere, offrite rimedi sbrigativi e sbagliati, come il facile accesso alla morte, soluzione di comodo che appare dolce, ma in realtà è più amara delle acque del mare?”. Purtroppo, la tragica storia di “Gloria” non finisce qui e va denunciata con fermezza la manipolazione ideologica che ha trasformato la chemioterapia in un “trattamento di sostegno vitale” che in quanto tale, diventa condizione necessaria e sufficiente per chiedere e ottenere l’aiuto al suicidio. Sempre secondo il dettato della già menzionata sentenza 242/19.

Così, l’ASL di competenza ha autorizzato la procedura che si è compiuta “grazie all’assistenza legale e alla vicinanza umana di Filomena Gallo, e all’aiuto del medico di Welby, Mario Riccio”, così dichiara l’Associazione Luca Coscioni. Dunque, una chemioterapia è un trattamento di sostegno vitale?! Le maglie si allargano: si sta passando dalla ventilazione meccanica alla chemioterapia! E perché no all’insulina, agli antiepilettici, agli anticoagulanti, agli antiaritmici …? La Signora “Gloria” è da rispettare in pieno, molto meno che le ha fatto credere che la via per “evitare una morte tra atroci sofferenze” (così recita il comunicato) era interrompere la vita, quando tutti sappiamo benissimo – e dobbiamo gridarlo ai sui tetti se vogliamo continuare a vivere in un paese civile – che le Cure Palliative sono efficaci e garantiscono una morte dignitosa, libera da “atroci sofferenze”.

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