“Custodire la Vita” è il titolo scelto dai Vescovi italiani per il loro Messaggio in occasione della Giornata per la Vita, indetta 44 anni orsono e che puntualmente ogni anno chiede a tutti di ricordare la preziosità di ogni vita umana. Se spesso i proclami servono più a chi li pronuncia piuttosto che a chi li ascolta, è onesto riconoscere che è incrementata, anziché affievolita, l’utilità di questo suggerimento della prima domenica di febbraio. La sola constatazione che, dopo poco meno di mezzo secolo, sia ancora necessario ribadire che la Vita umana è il bene primario più minacciato, non solo in Italia ma in tutto il mondo, ci è drammaticamente familiare.
Ovunque si ponga un problema, dal panorama culturale che respiriamo e viviamo, sembra emergere una sola opzione: morte. Qualcuno soffre? Poniamo ‘pietosamente’ fine alle sue sofferenze. Qualcuno è triste e depresso, tra mal di vivere e difficoltà economiche subisce il fascino di suggestioni suicidarie? Accontentiamolo. Una gravidanza pone problemi di salute o psicologici? Giriamo altrove lo sguardo e forniamo un paio di pastigliette per sopprimere il ‘problema’. Tanti giovani, delusi e svuotati di interessi, ricolmi di ‘cose’ e privati di senso, cercano rifugio in allucinati scenari, che danneggiano cuore e cervello?Depenalizziamo le droghe. Le famiglie soffrono per crisi di identità, per povertà di mezzi, per mille ostacoli ai sogni già pensati e subito disillusi? Continuiamo a lasciarle sole e piccole, incapaci di trovare risorse in sé stesse, promuoviamo stili di vita di appagamento egoistico. Anzi, ‘uccidiamo’ la famiglia dichiarandola orpello inutile di una mentalità ormai decaduta.
Sebbene la pandemia, afferma il Messaggio dei vescovi, abbia certamente acuito differenze e difficoltà, non è rifugiandosi in “ipocrite scorciatoie” che possiamo trovare una soluzione alle tante sfide – innanzitutto di mentalità e anche di altruistico, concreto impegno – che abbiamo davanti a noi.
Dunque l’appello a “custodire la vita” può tradursi in mille modi. È sempre più urgente impegnarsi per diffondere una cultura della vita opposta al rinunciatario abbandono alla solitudine. E questo impegno non può prescindere da un sereno ma solido e strutturato progetto personale di formazione. Il tempo dei ‘secondo me’ ha mostrato tutto il suo limite. Costa fatica non fermarsi nelle comode argomentazioni già conosciute, perché le sfide che abbiamo di fronte spaventerebbero i titani. Dobbiamo inventare (che etimologicamente significa ‘trovare’, non ricominciare da capo) le ragioni vere, le radici profonde del bene che è la Vita.
Persuasi che la civiltà e il vero miglioramento della società passano per i piccoli gesti, il buon uso di ragione, il cuore aperto a consolare ogni persona umana e la mente pronta a smascherare ogni cattiva idea.
Buona festa della Vita!
©Riproduzione riservata
Se ti piace questo articolo lo puoi condividere!
Altre persone potrebbero trovarlo utile.