Per gentile concessione del quotidiano “La Verità”
La Costituzione va rispettata tutta intera, dal primo all’ultimo articolo, evitando quella lettura “a macchia di leopardo” che fa rimarcare ciò che piace e tacere ciò che non aggrada.
E’ una considerazione che è quanto mai opportuna in questi giorni, in cui il “delirio” del rischio “fascismo” ha contagiato politici, tuttologi, giornali e tv, che hanno mal digerito la vittoria elettorale del centro destra. Lo spettro delirante del ritorno al fascismo, che la sinistra ha paventato lungo tutta la campagna elettorale, proponendolo come unico e qualificante argomento di contrapposizione al centrodestra, non ha reso frutto e gli italiani – con buon senso e senso della realtà – hanno pensato che, dopo dieci anni di governi mai eletti dal popolo, era ora di tornare alla democrazia reale e scegliere liberamente a chi dare fiducia per guidare il Paese.
Comunque sia, il delirio dell’imminente deriva fascista non ha ancora imparato la lezione e prosegue il suo sforzo di spaventare gli italiani che – da poveri ed insensati idioti – hanno scelto la strada sbagliata. Così, Ignazio La Russa è un pericoloso “figlio del ventennio”; Giorgia Meloni ha pericolose radici nel MSI post-fascista; Lorenzo Fontana, poi, con l’aggravante di recitare cinquanta Ave Maria al giorno, non può che essere un filo-Putin e, dunque, un guerrafondaio. In occasione dell’anniversario del tragico e criminale evento del rastrellamento nazi-fascista degli Ebrei nel Ghetto di Roma (a proposito, mia madre – anche lei appartenente a quel pericoloso gruppo di sovversivi dediti alle cinquanta Ave Marie al giorno! – ne fu una diretta testimone, e si oppose alla barbarie, insieme ad altre amiche, con l’unica arma disponibile, il Santo Rosario, appunto!), si è fatto giustamente appello alla nostra Costituzione, ricordando le sue rigorose radici antifasciste. Corretto, ineccepibile e doveroso: ribadire la ferma volontà che quella tragica storia non deve riprendere forma e vita nel nostro Paese.
Ciò detto, va ricordato a chi soffre di amnesia, che la Costituzione della Repubblica si fonda su principi di riconoscimento e difesa della vita, della persona, della famiglia naturale, della libertà di pensiero e opinione che sono le fondamenta della società democratica, veramente antifascista. Se è vero, come è vero, che dittature violente e derive autoritarie sono incompatibili con la Costituzione è altrettanto vero che matrimoni egualitari, indottrinamenti gender (nella scuola, nello sport, nella comunicazione, nella informazione), “diritto di aborto”, leggi bavaglio del tipo ddl Zan sono totalmente fuori dalla nostra Costituzione: i cosiddetti “diritti civili” non hanno cittadinanza fra i principi costituzionali.
Dunque, mentre si invoca a gran voce di stare tenacemente legati alle radici antifasciste del nostro Paese, ci auguriamo che si rimanga altrettanto strettamente legati alle tradizioni culturali e civili del nostro popolo, che ha sempre visto nella famiglia – mamma, papà e figli – il vero perno della società, evitando “colonizzazioni ideologiche” il cui scopo è la sovversione radicale delle strutture fondanti la società. Lo psicodramma dell’imminente dittatura fascista fa parte dell’usuale strategia di criminalizzazione dell’avversario politico: una sorta di “passepartout” capace di creare un clima di sospetto anche attorno a donne e uomini che nulla hanno a che fare con la storia di quel regime. Così, oggi, è “fascista” chiunque crede alla famiglia naturale, alla difesa della vita dal concepimento alla morte naturale; chiunque ritiene che il diritto alla vita del bimbo nel grembo materno è un bene da tutelare, così come il rispetto della vita della persona debole e sofferente, da sottrarre alla disperazione della “morte medicalmente assistita”. Per non parlare dei valori della tradizione cristiana, che non vanno neppure menzionati, al punto che “recitare il Rosario” diventa – per essere delicati – un atto incivile, poco consono ad un presidente della Camera.
Nilde Jotti, deputata della Repubblica con PCI, PDS e DS, ha ricoperto quel ruolo dal 1979 al 1992, ed è stata compagna di partito e di vita, dal 1948 al 1964, di un signore di nome Palmiro Togliatti, che nel 1956 approvò e sostenne il bagno di sangue in cui fu soffocata la rivolta popolare ungherese; Giorgio Napolitano, nel congresso del PCI del 1956, difese l’invasione dell’Ungheria e la conseguente repressione cruenta da parte dell’URSS, polemizzando con gli stessi “compagni” che ne volevano prendere le distanze: innocue “bagatelle”, piccoli peccati veniali, che non fecero sorgere alcun dubbio sull’autenticità dello spirito democratico che animava quei personaggi, nell’atto di assumere importanti ruoli istituzionali.
Ma recitare il Rosario e credere nella famiglia naturale, questo sì è un terribile pericolo per la democrazia nel nostro Paese!
Massimo Gandolfini
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