La medicina della speranza si fonda su una scienza della evidenza

Rifuggire dal protagonismo scientifico per un servizio alla dignità della persona umana, avendo come stella polare una scienza autenticamente desiderosa di “abbracciare” l’uomo è l'augurio più bello che possiamo fare alla scienza del mondo perinatale

di Giuseppe Noia

Giuseppe Noia è direttore dell'Hospice Perinatale - Centro per le cure palliative prenatali e post natali - S.Madre Teresa di Calcutta - Policlinico Gemelli – Roma; Professore associato di medicina dell’età prenatale presso la facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Roma; Presidente dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (AIGOC); fondatore e Presidente della fondazione “Il Cuore in Una Goccia” onlus. 

17 Novembre 2022

L’attuale tasso di nascite pretermine, cioè prima della 37 settimane di età gestazionale, nel nostro paese si attesta intorno al 10%, rispecchiando i dati a livello mondiale, ogni anno nel mondo un neonato su 10 nasce prematuro. Tra le principali condizioni che possono determinare una nascita pretermine ci sono: l’esordio spontaneo di travaglio prematuro, che si verifica circa nella metà dei casi; la rottura spontanea e prematura delle membrane, osservata nel 30% dei casi; le gravidanze medicalmente assistite omologhe o eterologhe; l’induzione iatrogena del parto per indicazioni materne o fetali.

Le principali indicazioni materne sono: pre-eclampsia ed eclampsia, infezioni, patologie croniche (cardiopatie, nefropatie), neoplasie, abuso di farmaci o droghe, traumi; le principali indicazioni fetali sono: sofferenza fetale, ritardo di crescita intrauterino con o senza alterazioni flussimetriche, eritroblastosi, gravidanza multipla, malformazioni.

Il cammino della neonatologia negli anni ha portato ad una sopravvivenza superiore al 90% dei neonati di età gestazionale a partire dalle 28 settimane di età gestazionale con una progressiva riduzione degli esiti neurocomportamentali, neurosensoriali ed al raggiungimento di una buona qualità di vita.

Tali risultati sono stati conseguiti, grazie alla ricerca e alla conoscenza della fisiologia di questi piccoli pazienti supportate dalla elevata tecnologia tipica dei reparti di Terapia Intensiva Neonatale.

La sfida attuale della neonatologia sono i cosiddetti “Grandi Prematuri” cioè i neonati di età gestazionale inferiore alle 28 settimane (Extremely Low Gestational Age Newborn-ELGAN) e di peso neonatale inferiore a 750 grammi (Extremely Low Birth Weight Infant) sia relativamente alla sopravvivenza che alla sopravvivenza senza esiti maggiori.

Il confine raggiunto sono i neonati di 22 settimane di età gestazionale compiute per i quali l’attuale sopravvivenza riportata nel mondo è circa del 17% in aumento rispetto al 5% di dieci anni fa. Se è vero che in questa categoria di neonati la sopravvivenza è ancora gravata dalle principali patologie e complicanze della estrema prematurità quali la displasia broncopolmonare, l’enterocolite necrotizzante, l’emorragia endoventricolare, la leucomalacia periventricolare, la retinopatia della prematurità  e dagli esiti ad esse connessi, è altresì vero che tutta la  ricerca neonatologica nel mondo sta concentrando gli sforzi per  adeguare la tecnologia e l’assistenza  di questi piccoli neonati con l’obiettivo di ridurre sia la mortalità che la morbilità.

La nascita pretermine impedisce agli organi ed apparati di raggiungere la maturità fisiologica e tutte le competenze atte ad affrontare l’ambiente extra-uterino, quanto più un neonato è prematuro tanto maggiore sarà la necessità del supporto delle funzioni vitali.

Se la ginecologia prosegue il suo cammino per ridurre la nascita pretermine con cure e monitoraggi sempre più sofisticati, la neonatologia prosegue il suo cammino scientifico e tecnologico per sostenere la vita di questi neonati e i risultati che 20 anni fa erano impensabili, come le attuali sopravvivenze dei neonati prematuri di età gestazionale superiore alle 27 settimane, diventeranno una realtà anche per i Grandi Prematuri.

La conclusione di questi dati cumulativi mostra che il confine etico da mantenere sempre è una scienza perinatale che rifugge sia dall’accanimento terapeutico che dalla eutanasia perinatale .Cammino difficile ma estremamente rispettoso sia delle famiglie che vanno guidate e affiancate sia delle evidenze scientifiche della storia naturale delle condizioni di ogni tipo di prematurità. La personalizzazione di ogni caso è fondamentale e la consapevolezza di curare le fragilità perinatali con zelo scientifico e compassione rimane la grande sfida verso una cultura che troppo frettolosamente oppone il dogma della qualità della vita alla coraggiosa attitudine a salvare la vita.

I risultati di questo atteggiamento terapeutico sono sotto gli occhi di tutti: rifuggire dal protagonismo scientifico per un servizio alla dignità della persona umana, avendo come stella polare una scienza autenticamente desiderosa di “abbracciare” l’uomo è l’ augurio più bello che possiamo fare alla scienza del mondo perinatale poiché vale sempre il detto: “Contra factum non valet argumentum”.

Giuseppe Noia

Trattamento attivo  e sopravvivenza per

bambini vivi a 22 settimane

 

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