La storia di Stanislawa Leszczynska, l’angelo di Auschwitz

Pubblichiamo la storia eroica di Stanislawa Leszczynska, ostetrica nel campo di concentramento di Auschwitz.

di Wlodzimierz Redzioch

Wlodzimierz Redzioch è nato a Czestochowa (Polonia), laureato in Ingegneria, nel 1980 ha lavorato presso il Centro per i pellegrini polacchi a Roma. Dal 1981 al 2012 ha lavorato presso L’Osservatore romano. Dal 1995 collabora con il settimanale cattolico polacco Niedziela come corrispondente dal Vaticano e dall’Italia. Pubblica anche sui media cattolici italiani. Nel 2006 Sua Santità Benedetto XVI gli ha conferito il titolo di commendatore dell'Ordine di San Silvestro papa. Autore prolifico, in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II ha pubblicato il libro “Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici e i collaboratori raccontano” (Edizioni Ares, Milano 2014), con 22 interviste, compresa la testimonianza d'eccezione di Papa emerito Benedetto XVI.

6 Febbraio 2022

“Io ti battezzo nel no­me del Padre, del Figlio e dello Spirito santo”. Per ben tremila volte queste parole rituali del battesimo si udirono nella “baracca del parto” del campo di concentramento di Auschwitz. A pronunciarle era Stanislawa Leszczynska, un’ostetrica proveniente dalla città di Lodz. Leszczynska, madre di quattro figli, comin­ciò a lavorare come ostetrica nel 1922. Amava i bambini, perciò le piaceva tanto la sua professio­ne: far nascere la vita. Si meraviglia davanti alla vi­ta nascente.

Dice: “L’atto del­la nascita è la più bella estasi della natura”. Diventa molto conosciuta e tante donne in attesa da Lodz, ma anche dai dintorni, chiamavano proprio lei per partorire. Da donna di grande fede, Stanisla­wa entra nel Terz’Ordine Francescano e vive semplicemente come il Poverello d’Assisi. La tranquilla vita di Stanislawa e della sua famiglia fu sconvolta dopo l’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche nel 1939 che segnava l’inizio della seconda guerra mondale. Durante l’occupazione tedesca della Polonia, il marito e i figli di Stanislawa entrarono nell’organizzazione clandestina che agiva contro gli occupanti.

Nella tipografia dove lavorava il marito si stampavano dei documenti e il materiale per le strutture clandestine polacche ed anche per gli ebrei del ghetto di Lodz che fu organizzato dai tedeschi. La linea del tram passava vicino al ghetto e i figli di Stanislawa riuscivano a far passare dentro sia gli aiuti sia i documenti falsi per gli ebrei. Purtroppo, furono scoperti e i tedeschi della Gestapo organizzarono un blitz nella casa di Leszczynski: Stanisława fu arrestata insieme a Sylwia, Stanisław ed Henryk, mentre il marito e il figlio Bronisław sfuggirono alla cattura. Stanisława e Sylwia furono portate nel campo di concentramento di Auschwitz il 17 aprile 1943, mentre Stanisław ed Henryk furono rinchiusi nel campo di concentramento di Mauthausen.

Stanislawa viene rinchiusa nel campo di concentramento di Birkenau che si trova vicino ad Auschwitz e ricevette il numero 41335.
Ad Auschwitz venivano portate anche le donne incinte. L’ostetrica tedesca del campo era una certa Klara, una vera infanticida che uccideva i neonati in modo terribile: subito dopo il parto, senza fare il nodo al cordone ombelicale, i bimbi venivano affogati in un barile e dopo gettati in pasto ai topi. Quando Klara si ammalò Stanislawa fermò il medico del campo mostrandogli il certificato di ostetrica: fu un atto di estremo coraggio perché fermare un tedesco nel campo era un grave “crimine”, ma il medico, sorpreso e stupito, la mandò nella “baracca par­to”. Secondo gli ordini l’ostetrica doveva uccidere tutti i bambini appena nati e scrivere un certificato: “na­to morto”.

Ovviamente, l’ostetrica polacca, amante della vita rispose, sapendo di rischiare la vita: “ I bambini non si ammazzano!” E faceva nascere i bambini in terribili condizioni sanitarie, agendo con grande amore per le madri e i nascituri e immensa fiducia nell’aiuto della Madonna. Faceva capire alle partorienti l’importanza della nascita del figlio che doveva essere un evento di gioia. Prima di assistere al parto Stanislawa pregava; insegnò alle altre donne la preghiera del rosario. Le donne che furono assistite da lei sottolineavano che lei aveva qualche cosa nelle mani che faceva sì che non sentivano i dolori. Dopo il parto l’ostetrica battezzava i neonati: al primo bambino nato diede il nome simbolico di Adam, primo uomo. Stanislawa Leszczynska mostrò che anche nell’inferno del campo di concentramento non si poteva rinunciare alla difesa della vita ad ogni costo.

Prima della liberazione del campo di concentramento, il 27 gennaio 1945, i tedeschi organizzarono la cosiddetta “marcia della morte”: cacciarono le donne con i bambini per i campi innevati durante quell’inverno molto rigido e morirono in tante con i loro bambini. Stanislawa rimase nel campo perché non voleva lasciare sole le donne che avevano appena partorito. E lì visse la liberazione del campo.

Una volta tornata nella sua città di Lodz, riprese il suo lavoro di ostetrica: lavorava fino al 1957. Non le piaceva parlare di quello che aveva passato e di quello che aveva fatto al campo di concentramento Auschwitz-Birkenau e solo nel 1965 decise di pubblicare le sue memorie intitolate “Rapporto dell’ostetrica”. Si spense l’11 marzo 1974 a 78 anni di età. Nella bara la ve­stirono con l’abito di terziaria francescana, come aveva volu­to. Dall’anno 1992 nella diocesi Lodz si svolge il processo di beatificazione di Stanislawa Leszczynska.

Quattro anni più tardi la Congregazione per le Cause dei Santi diede il permesso per l’esumazione del corpo della Serva di Dio che fu trasferito dalla tomba del cimitero nella cripta della chiesa dell’Assunzione di Maria di Lodz dove Stanislawa fu battezzata che divenne il luogo di culto dell’ostetrica di Auschwitz.

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