La tratta di esseri umani e sviluppo integrale.

La tratta di esseri umani è una forte chiamata globale a riscoprire i legami familiari come la vera fonte di sicurezza della società moderna e a rigenerarla come cellula fondamentale della società.

di Laila Simoncelli

Laila Simoncelli, è un avvocato pesarese esperta nella tutela dei diritti umani. Missionaria per molti anni con la Comunità Papa Giovanni XXIII, prima in India, poi in Tanzania dove ha gestito una casa di accoglienza per bambini, ha compiuto missioni operative anche in Niger, Camerun, Libano e Grecia. Per la Comunità di don Benzi cura in particolare i Report periodici sulla tutela dei diritti umani nei vari Paesi del mondo da presentare alle Nazioni Unite.

30 Luglio 2022

Nel 2016 Papa Francesco bussava alla porta di un appartamento alla periferia di Roma con una  visita a sorpresa a venti ragazze salvate dal racket della prostituzione schiavizzata e accolte dalla famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata dal servo di Dio don Oreste Benzi. In quell’occasione anche il nuovo  Pontefice, come i suoi predecessori, mostrava tutta la sua tenerezza paterna verso una delle più dolorose ferite aperte dell’umanità, la moderna forma di schiavitù che viola la dignità di tanti nostri fratelli e sorelle.

Don Oreste Benzi, sacerdote riminese, fu il primo che sul tema della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, negli anni ’90 in Italia, sconvolse e risvegliò le coscienze dell’opinione pubblica e delle istituzioni iniziando a prendersi cura di quelle donne prostituite che fino ad allora erano considerate le “Figlie di un Dio minore” (1); diede un clamoroso scossone ai poteri dello Stato e a tutta la società svelandone le ipocrisie e facendosi voce per un’evoluzione di civiltà e cittadinanza.

Questo suo impegno fu, senza dubbio, determinante nella rivoluzione normativa con la protezione sociale alle vittime (2), con il fiorire dell’impegno di tanti volontari ed unità di strada e anche nella formulazione del nuovo reato di tratta degli esseri umani (3).

La tratta di persone è un reato grave e complesso, una tragedia che continua a colpire soprattutto donne e bambini e ne distrugge la vita (4). È un crimine violento che non dovrebbe trovare spazio nella società odierna, eppure è un fenomeno oramai globale. Si verifica in ogni paese e in ogni regione e continua a verificarsi anche nell’Unione Europea. Secondo gli ultimi dati disponibili, tra il 2017 e il 2018 sono state registrate più di 14.000 vittime in Europa ma il numero reale è enormemente più alto, poiché molte vittime non vengono individuate e resta un fenomeno sommerso (5). Porta enormi guadagni ai criminali, mentre causa enormi sofferenze alle vittime e costi sociali elevatissimi alla nostra società. Benché si siano compiuti progressi negli ultimi dieci anni la minaccia di diventare vittima di tratta resta alto e per qualsiasi persona.

Il confine tra migrazione e tratta è divenuto sempre più sottile. Negli ultimi anni, all’interno dei flussi massicci e misti di migranti e rifugiati, molte persone disperate, obbligate dalla mancanza di alternative legali, causate anche da politiche di immigrazione sempre più restrittive, hanno cominciato la loro avventura contattando persone che favorissero la loro migrazione, anche irregolare, per poi ritrovarsi vittime della tratta (6). Recentemente la stessa Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), a seguito della guerra in Ucraina, ha espresso preoccupazione per il rischio di tratta di esseri umani nelle regioni circostanti, alla luce dell’aumento del numero di persone vulnerabili in fuga (7).

Questo orribile crimine è essenzialmente la manifestazione di sistemi e pratiche sociali, culturali ed economiche immorali, che promuovono atteggiamenti consumistici e accrescono le disuguaglianze nel mondo; segnano drammaticamente la crescita nelle nostre società della chiusura all’altro, dell’individualismo, dell’egocentrismo e della mercificazione della persona umana, attitudini che tendono a considerare gli altri in una prospettiva meramente utilitaristica, attribuendogli un valore secondo criteri di convenienza e beneficio personale. Le analisi e i rapporti spesso individuano nella povertà la causa maggiormente visibile della tratta. Ma la povertà è solo una parte del quadro generale mentre altri elementi spesso vengono trascurati.

Il cedimento della famiglia come rete di sicurezza

Per molte donne, giovani, bambini, la povertà esaspera una situazione già in partenza disperata. La tratta ed il reclutamento si verifica quando viene a mancare l’ambiente di protezione. La vita, in un contesto in cui c’è debolezza o assenza di reti parentali e amicali di supporto alla genitorialità, non consente più la conciliazione tra lavoro produttivo e cura, contribuisce a stravolgere i ruoli familiari, con conseguenze drammatiche in quelle famiglie in cui la crisi economica diviene sopravvivenza.

Le trasformazioni economiche e sociali stanno cambiando le tradizioni commerciali e la richiesta di manodopera. L’accesso ai mercati mondiali e alle risorse dell’informazione può creare aspettative irrealistiche o irraggiungibili di livello di vita. Le giovani donne possono cedere alla tentazione di andare a cercare fortuna altrove e i bambini possono essere attratti da promesse di un’istruzione migliore e di un migliore posto di lavoro all’estero, rendendoli drammaticamente vulnerabili.

I reclutatori trafficanti sono spesso persone conosciute dalle vittime e, infatti, un ruolo fondamentale nella fase di reclutamento è quello delle famiglie. Spesso gli stessi familiari spingono e inducono le giovani figlie a migrare per costruirsi un futuro lontano da miseria e povertà; nell’Est Europa le donne vengono reclutate molto spesso dai partner, compagni e parenti mentre a fronte della miseria in molti Paesi asiatici, figli e nipoti sono tenuti ad ogni costo a fornire cibo, alloggio e cure mediche agli anziani genitori se questi non sono in grado di farcela da soli. L’educazione collettiva in Africa dove il bambino veniva curato ed educato da un intero villaggio, metodo che era usato anche da noi in tempi passati è collassata dal peso della miseria: sono scomparsi i vicini di casa e spesso anche i parenti più allargati (8).

La famiglia è il luogo che consente ad ognuno di stabilire relazioni adeguate con gli altri e di superare la solitudine del proprio essere singolare all’interno dei rapporti che ci fanno umani. In famiglia si gestiscono i bisogni della sopravvivenza, si nutrono e sviluppano le fondamenta della maturazione personale nell’esercizio della coscienza e della libertà. È la famiglia a dare identità agli individui e quando la famiglia cade a pezzi è l’intera società a cadere a pezzi.

Da tempo oramai è riconosciuta la necessità di porre la famiglia al centro dell’analisi dei fenomeni migratori e della tratta (9), poiché è all’interno dei nuclei familiari che si elabora e costruisce, con modalità diverse e spesso contrastanti, la catena del reclutamento.

Anche la tratta di esseri umani è una forte chiamata globale a riscoprire i legami familiari come la vera fonte di sicurezza della società moderna e a rigenerarla come cellula fondamentale della società, sia per capire i grandi problemi di questo tempo, sia per immaginare vie di uscita dalla crisi economica e antropologica in cui siamo immersi. Si farà vera prevenzione solo se le famiglie in tutto il mondo saranno riconosciute e considerate come una risorsa di primaria importanza, e potranno perseguire, nelle migliori condizioni e senza ostacoli, la gioiosa responsabilità di prendersi cura dello sviluppo integrale dei loro figli e dell’intera comunità, in un dialogo positivo fra generazioni.

La Tratta problema di individui e società predatorie

Nel dibattito pubblico è normale porre tutta l’attenzione sui trafficanti, i quali si occupano dell’“offerta di corpi da consumare” (10) — “anche se pochi di loro vengono arrestati e molti meno condannati” — mentre si dice molto poco sui “consumatori diretti dei corpi messi in vendita”, e che creano quella “domanda” che i trafficanti intendono soddisfare (11).

È chiaro che chi genera la domanda condivide personalmente e pienamente la responsabilità dell’impatto distruttivo del suo comportamento su altri esseri umani e dei valori morali violati in questa catena di soprusi ed orrori. Il fenomeno della tratta a scopo di sfruttamento — sia sessuale ma anche lavorativo — è un grido di vergogna sulla violenza esercitata dai consumatori e sulle loro responsabilità morali e civili. Questi consumatori sono padri, mariti e fratelli e figli delle nostre famiglie (12).

La tolleranza verso il consumo di corpi schiavizzati deforma e corrompe la sessualità familiare con effetti devastanti: propone un modello culturale che veicola l’immagine della dimensione erotica come totalmente separata dal sentimento e dall’affetto. Carne venduta e comperata, mercificabile e che frantuma l’unità della persona psichica e corporea della persona con effetti devastanti sulla popolazione giovanile (13).

Bisogna drammaticamente prender consapevolezza che lo schema comportamentale del consumatore di sesso a pagamento contiene in sé i medesimi ‘fattori criminogeni’ e le medesime dinamiche nella violenza di genere intra e extrafamiliare. Inquietanti sono queste connessioni criminologiche analizzando i più efferati femminicidi italiani degli ultimi decenni, molti degli autori di questi gravissimi reati erano consumatori abituali di donne prostituite.

Anche il turismo sessuale minorile alimentato dal web è divenuto un bacino inesauribile dello sfruttamento sessuale e della tratta di esseri umani di bambini e bambine. Gli italiani godono, purtroppo, di un triste primato, piazzandosi il nostro Paese tra i primi sei paesi da cui partono i “clienti/ predatori” in cerca di minori prostituiti (14).

“Non possiamo fingere di essere distratti: siamo tutti chiamati a uscire da qualsiasi forma di ipocrisia, affrontando la realtà che siamo parte del problema. Il problema non è sul marciapiede di fronte: mi coinvolge. Non ci è permesso guardare da un’altra parte e dichiarare la nostra ignoranza o innocenza” (15).

La comunità che accoglie e cura: l’amicizia sociale della famiglia umana

Piaghe come quelle della tratta di esseri umani possono essere lenite ed eradicate soltanto «a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana» (16); questa nuova etica della prossimità crea una comunità che fa propria la fragilità degli altri, che abbatte i muri di una società di esclusione, rialzando e riabilitando l’uomo caduto, perché il bene sia comune. L’intollerabile vergogna della tratta di esseri umani, chiama tutti ad assumersi la responsabilità di incontrare e custodire l’umanità ferita ad essere terreno della ricostruzione di legami di reciprocità per una guarigione comune collettiva e solidale.

Quest’etica solidale e aperta costruisce una società accogliente, dove la famiglia diventa casa di chi casa non ha e dove il focolare domestico si apre all’ospitalità, allargata anche a chi non fa parte della famiglia strettamente intesa come l’insieme dei legami di sangue; i territori si trasformano in luoghi dove l’amicizia sociale offre una grande famiglia in cui tutti possono sentirsi a casa. Nelle società attuali globalizzate la chiamata forte e chiara è la promozione di una “comunità accogliente” volta a sostenersi reciprocamente, ad alleviare situazioni di disagio, come presidio sociale ed economico ed a rendersi protagonista di reti virtuose.

La Comunità Papa Giovanni XXIII dagli anni ’90 ha accolto diverse migliaia di vittime della tratta nelle proprie case e continua, purtroppo, a raccogliere nelle strade il grido di dolore delle vittime di tratta (con 22 unità operative in diverse nelle diverse Regioni italiane). Nel 2021 cento ragazze hanno potuto avere la possibilità “di assaporare una vita normale, serena” di ricostruire relazioni, fiducia e reti amicali verso il riscatto di una vita finalmente libera (17).

“Quando la polizia mi ha portato via da casa mia, non avevo più voglia di fare niente. Stavo tutto il giorno sul letto ad ascoltare musica. Pensavo solo a mangiare schifezze, senza mai uscire. Le cose normali mi facevano male: avevo paura di illudermi, avevo paura di essere finalmente felice. Mi ero persa un sacco di cose importanti della mia adolescenza come le candeline sulla torta di compleanno. Mai avute. A 18 anni, ho voluto spegnerle 17 volte, una per ogni anno non festeggiato tranne che per il 12° anno, l’anno in cui mi hanno violentata e introdotta al lavoro di escort d’alto rango” (Gloria, 17 anni, Italia).

“Anche se sono finalmente libera, e sto cercando di ricostruirmi una vita grazie alla mia casa-famiglia, capita ancora che, mentre sto andando a scuola e cammino per strada, mi si avvicinano dei vecchi per chiedere sesso. Mi fanno schifo! Solo perché ho la pelle nera gli italiani pensano sempre che sono solo una (..) Quando sarò grande farò l’avvocato perché siano puniti tutti quelli che violentano le ragazzine come è capitato a me, tutti quelli che le usano non capiscono che siamo da rispettare e anche noi abbiamo una dignità!” (Success, 16 anni Nigeria).

Soltanto pensare ed agire come un “Noi”, come famiglie e società aperte in legami di comunione, fratellanza ci consentirà di ripensare e vivere un’esistenza autenticamente umana.

Note:

(1) Il primo processo per riduzione alla schiavitù fu celebrato a Rimini, nel ‘96, dove una serie di ragazze nigeriane testimoniarono, a fianco dello stesso don Benzi. Si veda anche “ProstituteVi passeranno davanti nel regno dei cieli” di Oreste Benzi (Autore) editore Mondolibri 2001.

(2) Nel 1998, riuscì ad ottenere il riconoscimento dello status per la protezione di vittime di tratta, formalizzato nell’articolo 18 della legge 286 del 1998. Una delle azioni più importanti, perché si tratta di una norma oggi ancora in vigore e che ha reso l’Italia un esempio da seguire in tutta Europa.

(3) Il fenomeno della tratta di esseri umani consiste nel reclutamento, trasferimento e sfruttamento “mediante inganno, violenza, minaccia, abuso di autorità o approfittamento di una situazione di vulnerabilità, di inferiorità fisica, psichica o di necessità, o mediante promessa o dazione di denaro o di altri vantaggi alla persona che (sulle vittime) ha autorità, al fine di indurle o costringerle a prestazioni lavorative, sessuali ovvero all’accattonaggio o comunque al compimento di attività illecite che ne comportano lo sfruttamento o a sottoporsi al prelievo di organi” (601 c.p.).

(4) Per i dati italiani si veda il report del Ministero dell’interno 2021 https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2021-04/focus_la_tratta_10mar2021_10.30.doc1_.pdf per quelli internazionali https://www.unodc.org/documents/data-and-analysis/glotip/2018/GLOTiP_2018_BOOK_web_small.pdf.

(5) Per analisi dati e strategie Cfr. EU Strategy on Combatting Trafficking in Human Beings 2021- 2025.

(6) La tratta e il traffico di migranti sono fenomeni distinti ma strettamente connessi. Il traffico di migranti è definito come il «procurare, al fine di ricavare, direttamente o indirettamente, un vantaggio finanziario o materiale, l’ingresso illegale di una persona in uno Stato Parte di cui la persona non è cittadina o residente permanente.».

(7) https://italy.iom.int/it/news/ucraina-aumentano-i-rischi-di-tratta-di-esseri-umani-le-persone-fuga-dal-paese.

(8) “Nel 2020 il 60% della popolazione africana – quasi 800 milioni di persone – ha sofferto di insicurezza alimentare: 90 milioni di persone in più rispetto all’anno precedente. Crisi climatica, pandemia e guerre alimentano la fame che ogni minuto causa la morte di 6 persone e richiedono una risposta urgente da parte dei leader africani. Diversi paesi africani stanno aumentando gli investimenti in assistenza sanitaria e forme di protezione sociale per rispondere allo shock pandemico, ma si tratta di misure ancora insufficienti e scollegate tra loro. La disperata realtà è che le famiglie faticano a sfamare i propri figli, vendono il bestiame sopravvissuto a siccità sempre più dure e lunghe, perdono i raccolti. Oltre 3 milioni di persone in Somalia hanno dovuto lasciare le proprie case, perché sull’orlo della carestia, in Ciad, Benin, Niger, Mali e Mauritania gli allevatori sono allo stremo”. Fonte: Oxfam Italia.

(9) Cfr. Insight – Trafficking in Human Beings, especially Women and Children in Africa UNICEF 2004.

(10) Orientamenti Pastorali sulla Tratta https://migrants-refugees.va/documents/it/read/a4/pastoral-orientations-on-human-trafficking.pdf.

(11)  Si veda anche EU Strategy on Combatting Trafficking in Human Beings 2021- 2025 al §3 Reducing demand that fosters trafficking.

(12) Per approfondimenti sul profilo dei consumatori e testimonianze dirette “Non siamo in vendita” di Irene Ciambezi -Editrice Sempre.

(13) Per approfondimenti: A Meta-Analysis of Pornography Consumption and Actual Acts of Sexual Aggression in General Population Studies Paul Wrigth 18 February 2016- e Interpers Violence. 2016 Mar 6. Pornography, Sexual Coercion and Abuse and Sexting in Young People’s Intimate Relationships: A European StudyAnche: Journal of Interpersonal Violence, online publication August 31, 2015 Comparing Sex Buyers with Men Who Do Not Buy Sex: New Data on Prostitution and Trafficking – Melissa Farley Prostitution Research & Education, San Francisco, California.

(14) “Turismo sessuale minorile: il primato dei clienti italiani –Nel mondo 3 milioni di persone viaggiano ogni anno per fare sesso con i minori. Molti di loro sono italiani e tanti arrivano dall’Europa. Il fenomeno del turismo sessuale minorile è in crescita ovunque, dalla Thailandia al Brasile, tra uomini e donne. Un reato che fa guadagnare cifre enormi alla criminalità organizzata. “da: https://www.osservatoriodiritti.it/2018/03/27/turismo-sessuale-minorile-nel-mondo-italia-ecpat/ .

(15) https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2018/documents/papa-francesco_20180507_videomessaggio-forum-schiavitu.html.

(16) Enciclica Fratelli Tutti n.127.

(17) https://www.apg23.org/it/prostituzione/.

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