L’aborto è l’omicidio di un bimbo: doveroso sentirne prima i battiti

Non dovremmo mai dimenticare che la bugia fa male, sempre e a chiunque, e che solo chi vive di falsità ha paura della verità e deve attrezzarsi di bugie.

di Massimo Gandolfini

Nasce a Roma il 31 agosto del 1951 Nel 1977 consegue la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano con il massimo dei voti e lode. Nel 1981 si specializza in Neurochirurgia, sempre a Milano, e nel 1991 in Psichiatria, presso l’Università Statale di Brescia. Dal 1997 dirige il Dipartimento di Neurochirurgia-Neurologia di un ospedale bresciano. Fa parte del Cammino Neocatecumenale. Padre di 7 figli adottati. Presidente dell’Associazione Family DAY.

21 Settembre 2022

Pubblichiamo per gentile concessione del quotidiano “La Verità”

È ben noto che non c’è compatibilità fra verità e menzogna, o fra luce e tenebra. È un dato di fatto che vale anche per il mondo della cultura e della politica, anche se qui – purtroppo – i tentativi di conciliare l’inconciliabile sono all’ordine del giorno. Ma non dovremmo mai dimenticare che la bugia fa male, sempre e a chiunque, e che solo chi vive di falsità ha paura della verità e deve attrezzarsi di bugie. In questi giorni caldi a causa dell’appuntamento elettorale, è tornato alla ribalta il tema dell’aborto, cui è stata addirittura attribuito il valore di “bandiera” di partito. Di tutto si parla, si discute, si fanno trucchi ideologici e di linguaggio di fronte ai quali i più esperti prestigiatori impallidiscono, nel tentativo di non dire la più semplice e inconfutabile delle verità: l’aborto è l’omicidio di un bimbo innocente. E tale rimane, sempre e comunque, anche al di là delle ragioni, magari drammatiche, che lo possono aver determinato. In queste ultime ore, la polemica politica si alimenta della decisione ungherese si far ascoltare il battito cardiaco del bimbo, prima che la mamma decida definitivamente e liberamente di procedere con la pratica abortiva scelta. Questa scelta – va detto a chiare lettere – si chiama “consenso informato” ad una pratica medica, per garantire la piena consapevolezza di scelta di chi ne fa richiesta. Oggi, in tutto il mondo civile, è lo strumento di pratica clinica che regola il rapporto medico – paziente: a fronte di qualsiasi atto medico-chirurgico, il soggetto interessato deve essere prioritariamente informato di tutte le conseguenze, anche pericolose o negative, che quell’atto comporterà. Va da sé che quelle informazioni devono essere massimamente chiare, semplici e veritiere. Ora, se una donna chiede di abortire non può non essere informata che la conseguenza sarà la morte del bimbo che porta in grembo: il suo cuoricino battente, si fermerà. Per sempre. È la terribile verità, che non ammette bugie. Perché, di bugie, su questo tema, se ne sono dette a vagonate, dal 1978 ad oggi: dal grumo di sangue, all’ammasso di cellule, al materiale biologico, allo scarto tissutale, ad un’appendice materna di cui disporre. No cari signori, nulla di tutto questo: è il cuore di un bimbo che si ferma e che l’intera società civile avrebbe il dovere assoluto di cercare di proteggere e far nascere, per rispetto a lui e alla mamma. Già, perché nessuna mamma vorrebbe eliminare il proprio piccolo e, quando lo fa, lo fa perché è sola, abbandonata, disperata, ricattata, senza nessuna concreta alternativa che aiuti lei e il suo bimbo a vivere. Questo è il vero tema da affrontare quando parliamo di aborto. Il resto è solo “fuffa” ideologica, inganno e mistificazione di chi ha paura della verità. Faccio il neurochirurgo da oltre 40 anni, quando devo operare al cervello un paziente che a me si rivolge, ho il dovere assoluto di informarlo dettagliatamente di quanto potrà accadere: se c’è rischio di morte, ho il dovere di dirlo esplicitamente, correlando il tutto con dati e statistiche. E se non lo faccio, vengo meno a un dovere sia deontologico che legale, passibile di sanzione. Ora, far ascoltare il battito del cuoricino del bimbo prima della decisione abortiva definitiva ha certamente un grande impatto emotivo, ma è la pura e semplice verità, che non può essere ignorata, se vogliamo che la decisione finale sia veramente consapevole. Anche dire a una persona che domani dovrà essere operata, o sottoposta ad un pesante ciclo di chemioterapia, che rischia di morire, ha un impatto psicologico enorme … ma non si può e non si deve tacere! E così come facciamo in questi casi, in cui accompagniamo la scelta garantendo che “ce la metteremo tutta” per ottenere il meglio, perché non promettere a quella mamma che “ce la metteremo tutta” per garantire una vita buona a lei e al suo bimbo? Sono molti anni, che in ogni piazza, convegno, dibattito, conferenza vado ripetendo una domanda indirizzata alla ragione e al cuore di ogni cittadino: “Chi ci perde, in particolare nella nostra Italia, se riusciamo a far nascere un bimbo di più?”. Ora, in pieno clima elettorale, non deve venir meno la sapienza, onesta e semplice, che permette di individuare con certezza chi ha paura della verità, trasformando la tragica evenienza dell’aborto in un diritto umano intoccabile.

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