Anche se alcuni deputati ritengono il contrario.
Ed infatti, nel testo unificato all’esame della Commissione Giustizia della Camera, si prevede che non è più reato “la coltivazione e la detenzione per uso personale di non oltre quattro femmine di cannabis, idonee e finalizzate alla produzione di sostanza stupefacente e del prodotto da esse ottenuto”.
Orbene, la femmina di cannabis è una pianta che produce, a differenza del corrispondente maschile, molti germogli e, quel che più conta, dal contenuto di THC, cioè di principio attivo, di molto superiore rispetto a quest’ultima.
Qualche riflessione si impone.
La Corte di Cassazione ha già stabilito che non sono perseguibili penalmente e «attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica».
Poiché la norma in discussione non prevede nessuno dei paletti messi dai giudici di legittimità, dobbiamo ritenere che quel che si vuole depenalizzare non è la cannabis da balcone, ma la coltivazione finalizzata alla produzione di quantitativi anche non modesti di sostanza stupefacente; giacché tali possono essere quelli ricavabili da femmine ben dotate, soprattutto se adeguatamente fecondate da una pianta maschile che potrebbe essere del tutto legalmente detenuta sulla base del via libera della Cassazione.
Non solo.
Quale sarà il parametro soggettivo delle quattro piante? Quattro per ogni componente maggiorenne di un nucleo familiare? E se più persone conferiscono le loro piantine in un luogo più adatto alla coltivazione, il passo dal balcone o dal giardino di casa, alla serra ben attrezzata è davvero breve.
Del tutto evanescente risulta, poi, la limitazione della coltivazione ai soli maggiorenni.
Se, infatti, si consente la coltivazione in house, chi andrà più a controllare se il prodotto delle piantine non venga ceduto anche a minorenni? Chi potrà, cioè, impedire che tra i consumatori vi siano anche minori, magari quattordicenni o perfino più piccoli?
Ed ancora.
È vero che l’uso personale non è reato. Ma, è bene ribadirlo, per legge, tuttora, fumare uno spinello costituisce un illecito amministrativo. È prevista, fra le sanzioni, la sospensione della patente, per tutelare chi circola per le strade e perché nessuno comprensibilmente salirebbe su un autobus o un aereo pilotati da una persona positiva alla cannabis. Ora, con questa riforma, abbiamo da un lato una norma che considera il fumo dello spinello un illecito e dall’altro una legge che farebbe delle piante di cannabis un ospite pienamente legittimo del giardino di casa, al pari, appunto, della piantina di basilico o di peperoncino.
Va, infine, segnalata un ulteriore aspetto di questa riforma, che rappresenta un vero e proprio regalo alla criminalità organizzata.
Viene introdotta, infatti, una riduzione cospicua della pena per i casi in cui lo spaccio di qualsiasi tipo di stupefacente possa considerarsi di lieve entità, tale da non consentire l’arresto e l’adozione di misure cautelari personali.
Orbene, non occorre essere raffinati investigatori o esperti criminologi per non prevedere che le organizzazioni criminali struttureranno ancor più la rete di spacciatori in modo da dotarli di un numero di dosi compatibili con la lieve entità, giacché tale modalità operativa evita di correre ogni rischio anche quanto al rischio di vedere la propria manovalanza spedita in carcere.
Infine, una considerazione di più ampio respiro.
La Corte Costituzionale, nel dichiarare inammissibile il referendum di recente proposto proprio in tema di coltivazione di droga, ha ricordato come l’Unione Europea indichi a ciascun Stato membro di provvedere affinché siano punite plurime condotte connesse al traffico illecito di stupefacenti, tra le quali è espressamente indicata «la coltura del papavero da oppio, della pianta di coca o della pianta della cannabis».
Non vi è dubbio che se fosse approvata tale riforma, l’Italia si porrebbe apertamente in contrasto con un chiaro e cogente indirizzo politico condiviso fra tutti i Paesi europei; in sintesi, in materia di droga, anche se l’Europa lo vuole, si può fare diversamente.
Insomma, ciò che è uscito dalla porta (della Corte Costituzionale), potrà rientrare dalla finestra (della Camera dei Deputati); per finire nei giardini delle nostre città. E non si tratterà propriamente di rose e fiori.
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