“Plastica. Il futuro è nella plastica”

Piccole riflessioni in occasione della “Giornata internazionale senza sacchetti di plastica”
Giornata internazionale senza sacchetti di plastica

di Silvio Ciccarone

Sposato e padre di una bambina è laureato in Scienze dell'Informazione, si occupa di web and content management, è referente del Family Day di Sondrio, risiede a Gravedona e Uniti sul lago di Como

12 Settembre 2023

12-09-2023

Nel film “Il laureato” un amico del padre del personaggio interpretato da Dustin Hoffman, Benjamin, alla festa di laurea di quest’ultimo dice: “Plastica. Il futuro è nella plastica”.

Visto ciò che la plastica ha consentito di realizzare in questi decenni e nello stesso tempo i problemi che il suo smaltimento ha generato all’umanità, bisogna riconoscere che il consiglio dato a Benjamin era giusto.

La plastica è un materiale che ha permesso e continua a permettere la realizzazione di infiniti oggetti per i più svariati usi: dalla sanità, alla casa, al settore automobilistico, all’elettronica, etc. Non c’è ambito della vita umana in cui non sia presente.

La sua duttilità, resistenza ed economicità la rendono davvero unica.

Allo stesso tempo, come accennato, è una dei principali responsabili dell’inquinamento delle risorse idriche, dai fiumi ai mari. Soprattutto i famigerati sacchetti di plastica sono responsabili di tale inquinamento e della morte di tanti esseri viventi che popolano questi ambienti.

Una domanda a questo riguardo ce la si deve porre: perché i sacchetti di plastica costituiscono un problema?

Innanzitutto, perché sono difficili da smaltire, per degradare, il materiale di cui sono composti, impiega secoli.

In secondo luogo, sacchetti, bottiglie ed altri contenitori vengono abbandonati ovunque sia da singoli che da società industriali o commerciali.

In terzo luogo, la loro praticità ed economicità fa sì che il loro uso in ogni circostanza, per confezionare qualsiasi cosa, sia la norma e che il tasso di riutilizzo sia basso.

Queste semplici risposte al problema dell’inquinamento da plastica ci interrogano circa le sue radici e la sua soluzione.

Alla base delle ragioni sopra esposte c’è il comportamento umano, la buona o cattiva educazione dell’uomo.

Già, perché l’abbandono di sacchetti e contenitori è frutto di quella maleducazione che consiste nel disinteresse assoluto per tutto ciò che ci circonda: uomini, cose, animali. Questa maleducazione è il risultato del nostro egoismo, del nostro pensare solo a noi stessi, al nostro comodo e il resto del mondo si arrangi.

Non è un caso che la volgarità ed il turpiloquio si accompagnino alla violenza quotidiana nei rapporti e costituiscano forme di inquinamento sociale di cui quello ambientale è un caso particolare.

Essere bene-educati significa in sostanza essere educati al bene nei confronti del prossimo, del creato, del Creatore. Tra le prime cose che Papa Francesco ha detto è che bisogna imparare a chiedere permesso, a dire grazie, a chiedere scusa.

La vera ecologia, quella integrale, si applica a tutti i rapporti che l’uomo intrattiene con ciò che lo circonda e con se stesso. Anche la propria persona necessita di una ecologia nei comportamenti e nel pensiero, pensiamo agli abusi di sostanze stupefacenti, di alcool, di tabacco, alla mercificazione del proprio corpo considerato uno strumento per ottenere gratificazioni e non una parte del proprio io che è corpo e anima.

Non custodire anche la propria interiorità, i propri pensieri, costituisce una forma di inquinamento della propria persona estremamente grave perché questa è la fonte di tutti gli altri inquinamenti: del proprio corpo, dei rapporti sociali, dell’ambiente.

D’altro canto, un’umanità che tratta i bambini non nati come rifiuti, che non si fa scrupolo di seminare terrore e distruzione tramite guerre e terrorismo, che per il proprio benessere è disposta ad accettare lo sfruttamento dei più deboli, può davvero preoccuparsi della plastica? O queste campagne planetarie sull’inquinamento costituiscono un comodo alibi per la nostra coscienza? Giorgio Gaber, con l’ironia pungente che lo caratterizzava, nella canzone “Il potere dei più buoni” cantava:

La mia vita di ogni giorno
è preoccuparmi di ciò che ho intorno
ho una passione travolgente
per gli animali e per l’ambiente

Penso alle vipere sempre più rare
e anche al rispetto per le zanzare

In questi tempi così immorali
io penso agli habitat naturali
penso alla cosa più importante
che è abbracciare le piante

Chissà cosa avrebbe cantato oggi che van di moda gli uteri in affitto e i cambi di sesso dei bambini.

Raccogliamo, allora, insieme ai sacchetti di plastica ed ai contenitori che giungono sulle nostre spiagge anche i nostri cattivi pensieri e ciò che li produce: dai social, ai libri, alla tv, all’eccessiva indulgenza verso noi stessi e buttiamoli nell’inceneritore o ricicliamoli per produrne di buoni.

Statene certi anche l’inquinamento ambientale ed i sacchetti non saranno più un problema.

Silvio Ciccarone

 

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