Tutte le bugie per alimentare un mercato vergognoso

Utero in affitto diventi reato universale
Gandolfini parla ad una conferenza

di Massimo Gandolfini

Nasce a Roma il 31 agosto del 1951 Nel 1977 consegue la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano con il massimo dei voti e lode. Nel 1981 si specializza in Neurochirurgia, sempre a Milano, e nel 1991 in Psichiatria, presso l’Università Statale di Brescia. Dal 1997 dirige il Dipartimento di Neurochirurgia-Neurologia di un ospedale bresciano. Fa parte del Cammino Neocatecumenale. Padre di 7 figli adottati. Presidente dell’Associazione Family DAY.

27 Marzo 2023

(Per gentile concessione del quotidiano “La Verità”)

25-3-2023

Quando l’ideologia cerca di imporsi, il primo ostacolo da rimuovere è la verità dei fatti. Il cocktail ipocrisie, falsità e menzogne, secondo il ben noto copione, produce una realtà dei fatti che non ha alcun riscontro con la realtà vera e propria, quella oggettiva, verificabile da chiunque. Nel dibattito in corso sul tema dell’utero in affitto, i “soliti noti” stanno cercando di diffondere notizie false, che vanno dai 150mila bimbi presenti in Italia e nati da maternità surrogata, al fatto che la stragrande maggioranza degli uteri affittati avviene per scopi solidaristici e giammai per contratti commerciali, con tanto di tariffe.

L’ISTAT dichiara che dall’entrata in vigore della legge sulle unioni civili (2016) le coppie che ne hanno usufruito sono circa 18mila, a fronte di circa un milione di matrimoni fra uomo e donna. Ora poniamo il caso – per assurdo – che tutte le unioni civili celebrate siano ricorse alla pratica dell’utero in affitto e che siano in attesa della relativa certificazione di nascita che ne legalizzi il fatto: dunque, 18 mila bimbi in attesa di “regolarizzazione”. E gli altri 142.000 da dove spuntano? Giammai dalle coppie già citate, perché ciò significherebbe 8,3 bimbi per coppia! E questo è troppo anche per i seguaci della menzogna! Dunque, in realtà, si tratta di numeri ben più ridotti, che comunque significano che ci sono bimbi innocenti – il cui diritto fondamentale di avere un padre e una madre certi è stato vergognosamente negato – di cui abbiamo il dovere di prenderci attenzione e cura. Ciò significa che gli esperti di diritto dei minori devono trovare le strade giuridico-amministrative per regolarizzare il presente, e contemporaneamente evitare che questo fenomeno, decisamente sbagliato e ingiustificabile prosegua indisturbato nel futuro.

Ciò detto, deve essere ben chiaro che se di responsabilità si può e deve parlare di fronte alla situazione attuale, questa ricade totalmente su chi – infrangendo consapevolmente una legge dello stato (Legge 40/04, articolo 12) ha deciso di recarsi all’estero per procurarsi un figlio con una pratica vietata nel nostro Paese. Dunque, quei cari bimbi che non hanno certamente alcuna colpa vanno accolti e trattati con il massimo di amore e delicatezza, ma allo stesso tempo va fermato il vergognoso commercio, evitando che altre situazioni decisamente spiacevoli possano accadere.

Dunque, un altro aspetto che va chiarito è che l’utero in affitto è un vero e proprio business organizzato e gestito da agenzie che ne traggono profitti enormi, spesso alle spalle di povere donne indigenti che vedono in quello sfruttamento una forma di raccolta di denaro di cui hanno bisogno. Ancora una volta i dati oggettivi parlano chiaro: negli USA il contratto d’affitto può arrivare a 100/150 mila dollari, e solo il 10% spetta alla gestante; in India, dai 30 ai 40 mila dollari, di cui 2500 vanno alla donna! E’ sufficiente un motore di ricerca e si potrà facilmente informarsi di quante agenzie internazionali esistono e lucrano su quella che ipocritamente viene detta “gestazione solidale”!

Se – come auspico – il nostro Parlamento arrivasse ad approvare il disegno di legge presentato da Isabella Rauti e Lucio Malan, riprendendo un’analoga iniziativa nella scorsa legislatura, ad opera di Giorgia Meloni e Mara Carfagna, sull’estensione internazionale del divieto di utero in affitto previsto dal nostro ordinamento (vale la pena di specificare che la pratica è vietata anche in Germania, Francia, Spagna, Portogallo e Cina) si potrebbero raggiungere solo risultati positivi e di grande civiltà: rispetto della dignità della donna, rispetto dei diritti del bambino, blocco di una mercificazione che giova solo a chi ne trae lucro, evitare situazioni di profondo sconcerto sociale, provocate da chi aveva il dovere di rispettare la legge, e non l’ha fatto.

Personalmente, insieme a mia moglie, ho adottato sette figli, tre dei quali sudamericani: quando siamo rientrati in Italia, alla frontiera la Polizia ci ha fermato, chiedendoci da dove “saltava fuori” il bimbo che era con noi. Hanno valutato con attenzione tutti i documenti (due ore nella saletta della Polizia) e, verificato che tutto fosse in ordine ai sensi della legge italiana sull’adozione speciale, ci hanno permesso di entrare in patria. Se ci fosse stata di mezzo qualche violazione, il bimbo ci sarebbe stato sottratto e affidato al Tribunale dei Minori, che avrebbe provveduto ad interpellare le coppie idonee, pronte all’adozione. Sorge spontanea una domanda: “Perché così non accade e non dovrebbe accadere a una coppia che rientra dall’estero portando con sè un bimbo da utero in affitto?”. Sarebbe molto interessante chiederlo a chi oggi sbraita di diritti civili e di discriminazione genitoriale!

 

 

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