Wanda Półtawska, quando la morte non vince

Quasi in tutto il mondo si uccidono in massa i bambini piccoli non ancora nati, e per di più lo si fa con l’approvazione della legislazione vigente. Giovanni Paolo II ha ricordato nella Evangelium vitae che “una legge immorale non è vincolante per l’uomo, al contrario, lo impegna a lottare contro di essa”

di Elisabetta Pittino

Presidente di Federvita Lombardia APS. Membro Comitato Esecutivo Federazione Europea per la vita e la dignità dell’uomo One of Us dal 2014. Giornalista pubblicista. E' laureata in giurispudenza ed ha conseguito una specializzazione post-lauream in Bioetica.

3 Novembre 2023

Martedì 24 ottobre è tornata alla casa del Padre Wanda Półtawska, pochi giorni prima di compiere 102 anni, il 2 novembre.
Wanda Wojtasik Poltawska, nata a Lublino, ha vissuto gran parte della sua vita a Cracovia, ed è stata una donna eccezionale.
Arrestata dalle SS il 17 Febbraio 1941 a soli 18 anni, in quanto attivista scout nella resistenza polacca, viene deportata nel lager di Ravensbrück dove rimane fino al maggio del 1945. È vittima di esperimenti del prof Karl Gerardt. Sopravvissuta al lager, sceglie di diventare medico e psichiatra. Si sposa con il filosofo Andrzej Poltawski: hanno 4 figlie.

È a Cracovia che, nella sua ricerca esistenziale del perché era accaduto tutto questo, Wanda incontra Karol Wojtyla che diventa suo padre spirituale. Sarà lui a darle la risposta esistenziale. Tra Wojtyla e la famiglia Poltawski nasce un’amicizia profonda, concreta e spirituale, una collaborazione sui temi di vita e famiglia che durerà sempre. I Poltawski sono la famiglia del futuro Giovanni Paolo II, Wanda è la sua “sorellina”.

Dal 1955 al 1997 Wanda lavora presso l’Istituto per i Problemi della Famiglia, fondato a Cracovia dall’allora card. Karol Wojtyla. Dal 1981 al 1984 Wanda è professore dell’Istituto Giovanni Paolo II per la Famiglia presso la Pontificia Università Lateranense. Assieme al marito Andrzej, dal 1983, fa parte della Commissione Pontificia per la Famiglia a Roma. Giovanni Paolo II la nomina tra gli esperti chiamati a redarre l’Evangelium Vitae. Dal 1994 è membro della Pontificia Accademia per la Vita, voluta da Papa Giovanni Paolo II, che ebbe come primo presidente e direttore Jérôme Lejeune.
Desidero ricordare Wanda Poltawska a partire dal Congresso internazionale “L’eclissi della bellezza. Genocidi e diritti umani” che organizzai nel 2007, come Federvita Lombardia, quando era presidente l’Avv. Franco Vitale. Volli Wanda ad aprire il congresso, con una lectio magistralis, sul tema Quando la morte non vince. Lei accettò. A moderarla c’era il prof. Massimo Gandolfini, neurochirurgo, psichiatra, oggi presidente del Family Day. Fu uno splendido incontro.

«Da dove vengono Hess e quelli come lui? Come è possibile che un uomo possa essere così? -si chiedeva Wanda Poltawska al congresso- Questa domanda mi ha accompagnato per molti anni, a partire dal momento in cui mi trovai in una cantina della Gestapo e poi nel campo di concentramento di Ravensbrück. È la domanda su chi ha commesso tutte queste atrocità, (…) [che] nello stesso tempo era capace di sorridere affettuosamente. La risposta me l’ha data Giovanni Paolo II, dicendo: “La genealogia divina, la provenienza divina dell’uomo risolve tutti i problemi. L’uomo creato a immagine di Dio ha la vita data ma anche data come compito, ha sé stesso e la propria umanità e da lui dipende cosa farà di se stesso. L’uomo si sviluppa e diventa sempre più uomo o sempre meno uomo. È dall’uomo che dipende cosa farà di se stesso. Ma, finché viviamo, la linea di demarcazione fra il bene e il male non passa fra un uomo e l’altro, passa dentro ogni uomo. Puoi anche non accorgerti che si stia spostando verso la bestialità – lentamente, impercettibilmente. Ma puoi anche – tu, uomo libero – tendere consapevolmente all’eroismo. Da che parte starai?».

Che parola forte per oggi, giusta! Wanda ha sempre parlato chiaro e agito rettamente prima durante il regime nazista, poi durante quello comunista, che per primo ha introdotto l’aborto, seguito dalla Germania nazista. Wanda ha continuato a parlare con una chiarezza da scienziata e con una logica limpida anche nella società relativista, con una forza che viene dall’essere testimoni.

«Questo problema è sempre attuale- continua- perché anche oggi, quasi in tutto il mondo si uccidono in massa i bambini piccoli non ancora nati, e per di più lo si fa con l’approvazione della legislazione vigente. Giovanni Paolo II ha ricordato nella Evangelium vitae che “una legge immorale non è vincolante per l’uomo, al contrario, lo impegna a lottare contro di essa”».
Va ancora più a fondo Wanda Pòltwaska: «Qual è la differenza tra Hess e i medici ginecologi? Anche loro uccidono migliaia di persone, bambini piccoli, indifesi. Ed essendo medici sanno bene che si tratta di esseri umani e nessuno li giudica e li condanna. La legge umana non difendeva e non difende i bambini piccoli. Che uomini sono? Sono diversi dagli uomini delle SS tedesche?

Uomini non umani, uomini disumani, una medicina disumana, una mascolinità disumana, una femminilità disumana: una umanità disumana, ma perché? Vale la pena ricordare Hess perché forse anche tu puoi diventare così, forse in misura più modesta, ma comunque non umana e bisogna ricordare non per condannare, ma per le conseguenze di atti le cui dimensioni nessuno è in grado di comprendere fino in fondo (…) perché ciò che è accaduto è inscritto nell’uomo e nell’umanità e crea il “clima” dell’umanità. La civiltà della vita e dell’amore o della morte».
Per questo nel novembre 2013 in occasione del I Congresso della Federazione dei Movimenti per la Vita europei, svoltosi a Cracovia dal 14 al 17 novembre, la neo nascente Federazione “Uno di Noi” e il Movimento per la Vita Italiano hanno consegnato il premio europeo per la Vita “Madre Teresa di Calcutta” alla Prof. Wanda Poltawska.

Questa la motivazione del premio: “Per avere, in prima persona e nel corso di tutta la sua vita, testimoniato e portato avanti a livello internazionale la cultura per la vita, nel solco dell’insegnamento di Giovanni Paolo II; per essersi schierata con coraggio per la dignità e il diritto alla vita di ogni persona umana dal concepimento  fino alla morte naturale, prima come internata  nel campo di concentramento di Ravensbrück, poi come medico-psichiatra, come moglie e madre, come esperta dell’inizio vita e della famiglia, durante il regime nazista, durante il regime comunista e dopo  la caduta del regime; per essere stata testimone di una femminilità piena, portatrice di speranza, per essere una donna per la vita; per il suo impegno continuo per la difesa dell’ embrione umano, ‘Uno di Noi’.

Per approfondimento si veda: W. Pòltawska, E ho paura dei miei sogni. Una donna nel lager di Ravensbrück (varie edizioni); AAVV, L’eclissi della bellezza. Genocidi e diritti umani, ed. Fede&Cultura; W. Pòltawska, Diario di un’amicizia. La famiglia Poltwaski e Karol Wojtyla, ed San Paolo.

Foto da pl.wikipedia.org

RIPRODUZIONE RISERVATA ©

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER!

Resta aggiornato con tutte le iniziative e gli articoli in difesa della vita e della famiglia.

    Acconsento al trattamento dei dati secondo la Privacy Policy

    Ti potrebbe interessare..

    Share This

    Se ti piace questo articolo lo puoi condividere!

    Altre persone potrebbero trovarlo utile.